Thursday, February 22, 2007

ACCORDO DI COLLABORAZIONE PER LO SVILUPPO DEL PROGETTO DI ABBATTIMENTO DELL’EFFETTO SERRA NEL RISPETTO DEGLI ACCORDI DI KIOTO

L'Eccellente Duca di Alejandreta, Priore Generale della Svizzera, Ambasciatore Plenipotenziario della Royal and Imperiale House of Orient, ha sottoscritto oggi un accordo di collaborazione e l’incarico a rappresentare personalmente in tutto il mondo il brevetto e le tecnologie della GROUP MOTION TECHNOLOGIES rappresentata dall’Ing Rosario Tulino, questa innovativa tecnologia è basata sul riutilizzo degli scarti della combustione CO2, attualmente stoccati in forma liquida, rigenerandoli in un prodotto utile alla catena industriale petrolifera, lo spirito del progetto è riqualificare uno scarto quello del CO2 responsabile in primis alla formazione dell’effetto serra, riducendo così l’accrescimento del danno ambientale già consolidato, questo spirito va pienamente nella direzione suggerita dalle indicazioni del trattato di Kioto, del quale la Orden Bonaria è sottoscrittrice.


Group Motion Technology Ltd,
Flat RM 808 Fortress Tower 250 King’s Road North Point Hong Kong.
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È operativa nel settore energetico con utilizzo di tecnologie innovative studiate per consentire il rispetto ambientale. Ambito che riscuote notevole interesse sia a livello politico che da parte del mondo finanziario e della comunità scientifica. Il settore economico specifico è collocabile tra i più redditizi al mondo.
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Il progetto che intendiamo sottoporre all’attenzione dell’esimio Istituto, perché possa favorirne la connotazione politica ottimale al fine di uno sviluppo strategico, sfrutta il know how di alcune società di ricerca e i brevetti di proprietà dei signori Rosario Tulino e Santino Letizia, fondatori anche di codesta corporation.
Si tratta di uno studio condotto con grande rigore intellettuale dal 1993, che ha generato un progetto esecutivo come risposta industriale, al problema dell’inquinamento ambientale in esame del protocollo di Kyoto.
L’obiettivo perseguibile a breve termine, supposto un patrocino adeguato, è la realizzazione di impianti tecnologici capaci di sfruttare le riserve di anidride carbonica, sequestrate in seguito all’attuazione degli obiettivi di Kyoto, per la produzione di chimicali intermedi strategici, in uso alle industrie petrolchimiche.
L’anidride carbonica è tra i gas serra, il maggior responsabile del riscaldamento globale del pianeta, la concentrazione in atmosfera raggiunge oggi, circa 379 ppm (parti per milione). In seguito alla crescente domanda energetica, man mano che la popolazione mondiale aumenta e tentiamo di ottenere migliori standard di vita, sarà consumata più energia, con relativo aumento nelle emissioni di anidride carbonica. Al momento nel mondo vengono consumati circa 12 terawatt di potenza di cui l’85% proviene dai combustibili fossili. Con questi ritmi di crescita si calcola che alla fine del secolo l’anidride carbonica raggiungerebbe 550 ppm, circa 770 miliardi di tonnellate. Un simile aumento potrebbe provocare un riscaldamento globale paragonabile per importanza all’ultima glaciazione.
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Il trattato di Kyoto, impegna i paesi aderenti a sequestrare e stoccare l’anidride carbonica (CO2), in attesa, tuttora, che si stabilisca la destinazione finale. Le quote di anidride carbonica sono oggetto di scambio presso la Borsa di Chicago tra i paesi e le aziende nel settore attraverso un sistema denominato Clean Development Mechanis. Una sorta di tassa per chi inquina a favore di chi invece non lo fa ed investe in tecnologie rispettose dell’ambiente.
Se pur il sistema potesse funzionare, qualora ci fosse maggior sensibilità da parte dei paesi che invece non hanno aderito al trattato e se pur si sopportasse la contrazione economica che il sistema, determina, gioco forza. Si è giunti alla conclusione scientifica, non tanto sconvolgente, che i nuovi regolamenti come il protocollo di Kyoto, non saranno in grado di stabilizzare da soli i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera.
L’indicazione politica che determina anche le scelte scientifiche dei grandi istituti, sono finora orientate alla ricerca di siti di stoccaggio della CO2, più sicuri e la messa a punto di tecnologie per la produzione di energie alternative come l’eolica, il solare e il nucleare, che di fatto sono troppo costose per generare un implementazione su larga scala.
Una politica energetica efficace, non si può concentrare solo su una delle molte possibili alternative. Non c’è a questo punto “un chiaro vincitore” che possa rimpiazzare i combustibili fossili. Dunque è necessario la messa a punto di tecnologie che ne consentono lo sfruttamento e anche il potenziamento ma che rispondono in modo adeguato al problema ambientale. Cioè, che siano in grado fornire una risposta industriale all’uso degli agenti inquinanti, tale che si possa superare il problema della stabilizzazione delle emissioni, ma anche il “dilemma economico” che a lungo andare, provocherebbe una politica basata esclusivamente sul razionamento del carburante.
Una politica di solo rigore, come sono recepiti i regolamenti di kyoto, farebbe perdere la competitività industriale proprio ai paesi più sensibili che si assumessero la responsabilità di adottarli. Le industrie cosiddette “incluse”, dagli elettrici ai cementieri, dai raffinatori di petroli ai siderurgici sono fortemente preoccupati, ritengono che per abbattere le emissioni si sia già fatto molto, andare oltre comporterebbe costi insostenibili.
Il trattato di Kyoto per l’economia europea potrebbe diventare una sorta di cavallo di Troia per l’ingresso nel mercato di produttori di paesi come Turchia ed Egitto, che non riconoscendo le direttive sulle emissioni, approfittano di una specie di licenza all’inquinamento che li rende fortemente competitivi.
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Il nostro progetto, come già accennato, contempla l’impiego industriale dell’anidride carbonica che rappresenterebbe uno dei due componenti di base del processo di fabbricazione mirato ad ottenere un carbonato organico, derivato da fonte rinnovabile, da impiegare come integrante o sostitutivo dei composti intermedi delle benzine.
Il risultato finale ottenibile con il nostro reattore brevettato è un carburante di sintesi additivante della benzina di base, rendendola iperbenzina ecologica. La principale funzione dei carbonati è di apportare ossigeno chimico fortemente reattivo nella camera di combustione. Gli altri costituenti impiegati nel prodotto contribuiscono ad aumentare notevolmente il fronte di fiamma.
Si è prestato attenzione verso questo tipo di molecole perché hanno la peculiarità di svolgere un azione di forte abbattimento delle emissioni inquinanti, sia nei motori a gasolio che quelli a benzina, senza manifestare effetti collaterali negativi come lacune di solvibilità, intorbidamento, corrosioni dei serbatoi e dei circuiti di alimentazione, basse tensioni di vapore, bassi punti di infiammabilità che invece caratterizzano altri prodotti additivanti.
Nel caso della formulazione per benzina i carbonati organici incrementano notevolmente la capacità antidetonante mentre nella formulazione specifica per diesel, anche questa sperimentata, viene migliorata la capacità predetonante contribuendo ad innalzare il Numero di Cetano N.C. . Abbiamo anche verificato la totale compatibilità di queste riformulazioni, nei motori a benzina dotati di marmitte catalitiche o di motori diesel con sonde λ (lambda).
La molecola riformulata con l’ausilio della nostra tecnologia, innalza il numero degli ottani nella benzina, fino a 124 N.O. , (Numero Ottano), un risultato eccezionale in considerazione dei prodotti presenti oggi sul mercato e della richiesta di motori con basso consumo e ad alta performance.
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Dal punto di vista economico la riformulazione da noi ottenuta è assolutamente vantaggiosa, in grado di abbattere di oltre il 30% il costo dei chimicali tradizionali, con la garanzia di abbattimento del 100%, delle emissioni, con un sistema di riciclo continuo.
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Il nostro progetto oltre a dare una risposta concreta al problema dell’inquinamento rappresenta un veicolo economico strategico in considerazione che il solo consumo di benzine per autotrazione è apprezzabile nell’ordine di quarantamila litri per secondo. Anche perché la materia prima utilizzata nel processo di produzione è pressoché illimitata e reperibile a basso costo, (incidente per oltre il 60% sul costo di fabbricazione del prodotto finito), mentre i costi di trasformazione: (catalizzatori, energia, ammortamento impianti, manutenzione e mano d’opera) influiscono per il restante 40%.
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Il costo industriale del nostro carburante di sintesi (intermedio delle benzine) risulta essere competitivo rispetto allo stesso di derivazione fossile con un prezzo di circa 0,27 euro/kg contro 0,38 euro/kg dei composti oggi in uso. Da rilevare che per effetto del diverso peso molecolare, con un chilogrammo di composto da noi riformulato si ottiene 1 litro di prodotto finito. Mentre, con lo stesso peso si ottengono 0,75 litri di chimicali tradizionali, prodotti da gas di raffinazione; scarsamente performato, poco economico per la complessa e costosa tecnologia e soprattutto perché antiecologico.
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Il nostro piano programmatico contempla l’idea di realizzare entro il corso di quest’anno un impianto pilota modulare, fino a 10, per uso dimostrativo, con una capacità giornaliera di 2 tonnellate per modulo.
Con ausilio di mezzi propri, costruiremo nell’area petrolchimica di Puerto La Cruz in Venezuela, il primo modulo di due reattori brevettati, uno per la sintesi dei carbonati organici ed uno per il processo di eterificazione dell’etanolo, derivato dalla fermentazione di biomassa.
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I titolari della ricerca scientifica e di questo progetto, nell’ottica di adottare un profilo teso ad affrontare attivamente il problema energetico e dell’inquinamento, hanno dato corso a uno studio (brevetto già depositato), per costruire una diversa apparecchiatura di termoscisione catalitica dell’alcol etilico in idrogeno ed ossido di carbonio per l’alimentazione di celle a combustibile e la conversione diretta dei carbonati organici in energia elettrica.
Se si approssima che per la fine del 2008 la produzione di etanolo ha una potenzialità di 100 miliardi di litri, non tanto marginale rispetto ai fossili, vien da se il calcolo a dimostrazione dell’assoluto valore economico del progetto. Tuttavia, resta d’affrontare il problema dei gas serra non puntiformi, non essendo realisticamente proponibile la strategia della cattura di quest’ultimi e non essendo sufficiente se pur lodevole, la politica di afforestazione per via di uno squilibrio (2:1) tra deforestazione e rimboschimento. Per bilanciare le emissioni attuali di anidride carbonica occorrerebbe piantare ogni anno, foreste per un estensione equivalente all’intera India. Dunque per completare lo studio teso a dimostrare la sensibilità verso il problema ambientale ancorché verso il tema energetico abbiamo anche orientato la nostra ricerca su specifici composti, attivatori della fotosintesi con elevata capacità di sottrazione della CO2 diffusa. Notevoli quantitativi di anidride carbonica, ben oltre ai 750 milioni di tonnellate per anno stabiliti dagli accordi internazionali sono catturabili in modo sicuro, senza creare squilibrio ambientale, ricorrendo agli oceani che costituiscono la più elevata interfaccia di scambio acqua/atmosfera. Abbiamo in studio, una tecnologia denominata 3FCompost, per ottenere un composito in grado di sviluppare negli organismi unicellulari (Diatomee) la richiesta di CO2 per la loro crescita, determinando un modestissimo incremento nell’attività fotosintetica del fitoplancton marino.

Oltre al prodotto hanno notevole importanza le attrezzature e il sistema, già progettato per effettuare la diffusione del composto (3F), nello strato superficiale del mare. L’area oceanica idonea alla fertilizzazione è estimabile in circa 150 milioni di chilometri quadrati. Considerando il limite di tollerabilità del 3FCompost in 5 grammi per ogni metro quadrato ne risulterebbero impiegabili 750 milioni di tonnellate.
Il dato sperimentale da determinare è il rapporto tra la quantità di 3F immesso in mare in funzione fertilizzante e il tasso effettivo della riduzione di CO2 atmosferica, su un area molto vasta per un periodo di tempo di almeno due anni. Dai risultati di questa sperimentazione, su scala estesa, sarà possibile quantificare i costi reali per la riduzione del gas serra. Comunque senza alcun dubbio, l’attività risulterebbe certamente efficace rispetto a qualsiasi altro sistema.

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La relazione, benché riferisce dati reali ottenuti da uno studio attento, ancorché i principi descritti sono derivati da una ricerca scientifica e da una diligente sperimentazione, è trasmessa con solo scopo informativo e la facoltà di ogni uso, all’esimio istituto, al quale rivolgo anche a nome dei miei colleghi il più sentito apprezzamento e un remissivo grazie per tutto quanto avrà facoltà di renderci in termini di esclusivo patrocinio.